Galleggia non galleggia 2022
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PH Alex Ceglie |
Sesta edizione della competizione più folle che ci sia.
87 equipaggi che si sfidano navigando, se ci riescono, lungo un percorso sul Po con un'imbarcazione che viene costruita nel giro di poche ore con cartone e nastro isolante.
E sesta edizione che mi vede coinvolta come giurata.
Quest'anno
ho avuto il piacere di valutare, premiare, di veder navigare ed affondare improbabili barche di cartone
assieme a Brunello Vescovi, il presidente,
Stefano Viale Marchino, Roberta Nosengo, Michele Melotti, Rossella
Filippini e Sabrina Allera.
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Selezionatissima giuria PH mia;) |
Quando si scrive di cuore e di pancia, la logica, la
riflessione, la costruzione, hanno
difficoltà a dettare le loro regole e così, nessuna pretesa, nessun pezzo di
cronaca, vado in piena libertà. Un po’ come affidare le parole a quella vecchia
Smemoranda dalla copertina gialla alta il doppio perché zeppa di pensieri,
opere ed emozioni.
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Ph Elisabetta Ramondini |
Perché amo “Galleggia non galleggia”.
Perché si arriva la mattina presto e si fa colazione con
bagnetto e gorgonzola, perché scatena la fantasia, perché le persone si sfidano
a colpi di sorriso e di remi, perché le barriere non hanno confini, perché le
storie belle si moltiplicano, perché si muore dal caldo, ci si impolvera e si
suda senza ritegno. Perché riesce a far vibrare le corde più intime, perché tra
la carica dei 101, un’isola che non c’è, Raffaella Carrà, gli Abba e sfide
inimmaginabili tra equipaggi, ogni tanto ci si commuove pure e in quella
frazione di secondo qualcosa ti inonda, ti aggancia e ti rimesta dentro e tutto sa di vita, di bellezza e di cuore.
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Cantieri navali di un certo livello |
Amo “Galleggia non galleggia”, perché si incontrano persone
che non vedi da tempo, ci si abbraccia e si creano nuove alleanze alzando un
calice al cielo, perché puoi essere te stesso senza dover rendere conto a
nessuno del perché vai in giro colorato di verde o con una parrucca rosa in
testa.
Ogni equipaggio ha il suo motivo per gareggiare, che non è
vincere, ma ricordare un amico che non c’è più, perché è dire agli altri:” Guarda, io ce l’ho fatta, sono a pezzi, mi manca un seno, ma oggi sono qui
assieme a queste cocciBelle che ho conosciuto in reparto”; perché c’è Ivan che
prende in mano il microfono e con voce tremante si inginocchia e fa la sua
dichiarazione d’amore con un: “Mi vuoi sposare?”.
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A pezzi ma contenti |
Sono tanti i perché amo follemente questo carnevale di
persone, uno su tutti sono i volontari de Gli amici del Po che da anni si
prendono cura di questo angolo di fiume, pulendolo, proteggendolo, mantenendo
vive le tradizioni, le storie e le leggende e creandone di nuove, come questa
che da sei anni attrae chi sente il richiamo del grande fiume. Per un motivo o
per un altro. Che poi, a pensarci bene, gli Amici del Po navigano oltre, vanno dall’altra parte della
sponda e si spingono giù, giù, in profondità e si prendono cura di noi, colmano quei
vuoti e nutrono non solo con il carpione, gli agnolotti o la giardiniera, ma
con una stretta di mano franca e genuina, con la semplicità e quella spontaneità
di chi pensa prima all’altro.
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Chi non fa colazione con gorgonzola e bagnetto non è un Amico del Po |
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Ph Giorgia Accatino |
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