Vigevano, Piazza Ducale e ricordi di famiglia
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Piazza Ducale Ph Lindor |
Dicono essere la più bella d’Italia. Per me è
semplicemente LA piazza. La mia piazza.
Ero piccola e qui, a Vigevano, sono cresciuta con mia nonna
e mio zio.
Ricordi vividi che riaffiorano con malinconia.
Ogni volta che si attraversava la piazza mia nonna mi
diceva: “Vedi, questa piazza l’ha rifatta un Ottone” e mi portava a vedere
quell’effige sotto i portici.
E poi raccontava di quando suo suocero andò in Argentina
e costruì quella ferrovia che ancora oggi
attraversa tutto il paese. Una via di
comunicazione che correva sui binari, che congiungeva da nord a sud un’intera
nazione, la stessa che per riconoscenza, dedicò al mio bisnonno una targa ancora visibile nei pressi della stazione di
Buenos Aires.
Era la fine di un secolo e
l’inizio di un altro.
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Piazza Ducale e la torre del Bramante |
Casimiro Ottone e Luigi Bocca all’inizio del ‘900 iniziarono
il restauro della Piazza Ducale, un salotto rinascimentale voluto da Ludovico
il Moro come atrio d’ingresso al castello Sforzesco.
Sicura opera del Bramante -si pensa anche ad un intervento di
Leonardo- è certamente uno dei complessi fortificati più grandi d’Europa
tant’è, potrebbe contenere due volte Buckingham Palace, tre volte la
basilica di San Pietro e sei volte il Duomo di Milano.
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Catello Sforzesco ph comune Vigevano |
Vigevano per anni è stata la città delle scarpe. Ancora oggi
qui si può trovare la manifattura migliore. Scarpe meravigliose, guanti per i piedi
che camminano per il mondo. All’accessorio più terapeutico per una donna, viene
dedicato un museo all’interno del Castello che necessita di una maggior cura e
logica narrativa, per omaggiare con maggior rispetto, una delle eccellenze che hanno fatto grande il nostro Paese.
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Museo della calzatura |
Tra i miei ricordi d’infanzia, di certo non poteva mancare il circolo dove ho
iniziato a muovere i primi “colpi” sulla terra rossa, dove passavo ore e ore a
guardare mio zio che giocava.
Proprio nel mio primo circolo, il Mondetti, oggi si può
incontrare Dario Spagnuolo lo chef che gestisce il ristorante Class, proprio
all’interno del centro sportivo.
Una cucina che tocca tutte le regioni.
Una ricerca
approfondita sulle farine ed una passione per la Pinsa romana, riproposta nel
cuore della Lomellina. Fatta con un
bland da lui creato con tre tipologie di farine: riso, soia e frumento e un impasto fatto lievitare per più di 32
ore, per soddisfare quel giusto senso di friabilità e morbidezza. Attento alle materie prime, nella cucina che propone, si ritrovano le sue radici, a metà strada tra la Lucania, la Sicilia e la Puglia.
Il pesce trova la sua giusta dimensione tra gusto deciso e armonico, una cottura perfetta che soddisfa le aspettative.
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Chef Dario Spagnuolo |
Appassionato di preparazione alla brace, nel 2007 esce il suo
libro: ”Barbecue”, più di 100 ricette su
come cucinare qualsiasi piatto sulla brace. Meglio se con forni Josper , gli
stessi che utilizza nel dehors del suo ristorante.
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I ciotoli del Ticino che ornano la piazza |
Ma tu nell’estate dell’82, quando l’Italia vinceva i
mondiali, dov’eri?
Ero in piàsa a
sventolare una bandiera enorme.
(Non so se fosse stata realmente enorme, da piccoli si
ha una percezione differente della realtà, per me era immensa.)
Ero in
piazza. In piazza Ducale. La piazza che quel Casimiro, uno degli Ottone, all’inizio
del secolo riportò alla sua originaria bellezza.
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