237. Quando i numeri parlano del mio lavoro

 

Ph Romussi

Un anno di lavoro. 

Quattro stagioni di consulenza di comunicazione. 

365 giorni di “ufficio stampa” ,

12 mesi di strategia.

237 articoli in 365 giorni.

Pochi o tanti, non importa, 237 titoli sono stati pubblicati.

Qualcuno potrebbe, forse a ragione, eccepire che sono importanti solo poche testate giornalistiche, ma è anche vero che per essere efficaci bisogna essere “sul pezzo” e mai espressione fu più azzeccata come in questo contesto.

Il mio lavoro è quello di fare strategia di comunicazione, tessere relazioni, che nel tempo ho coltivato, fare PR. Per essere più comprensibile possiamo definire il mio lavoro come ufficio stampa, anche se, onestamente, è leggermente differente, ma per aiutare a comprendere il mio ruolo all’interno di un’azienda e facilitare coloro che non sono proprio addentro al sistema, accetto di buon grado questa definizione che mi è stata data, chiedendo scusa ai colleghi di lungo corso, abili e preparati coi quali spesso ho il piacere di confrontarmi e collaborare.

Dicevo che mi occupo di comunicazione strategica, ufficio stampa e PR

Comunico.

Cosa vuol dire fare comunicazione oggi? O meglio, come interpreto io la comunicazione e l’essere un ufficio stampa oggi?

Per ben comunicare è fondamentale studiare il prodotto, il brand, il cliente. Analizzarlo. Valutare i punti di forza e quelli meno efficaci. Creare una strategia. Raccontare una storia. Creare dei contenuti nel rispetto del pubblico. Lavorare con correttezza ed etica. Ma su questi due aspetti, che non sono due parole lanciate sul tappeto a caso, vorrei tornare in un’altra occasione e dar loro il giusto spazio.

In questi giorni sto preparando la rassegna stampa per un mio cliente. Per chi non lo sapesse la rassegna stampa è la raccolta di tutti gli articoli pubblicati su giornali tradizionali e web che riguardano appunto il mio cliente e il suo progetto imprenditoriale.

E qui, la bella sorpresa. Travolta dal lavoro quotidiano, non me ne ero assolutamente accorta. 

Spalmati nei 365 giorni, ben 237 articoli. 

E sì, se proprio vogliamo appagare coloro che amano le classifiche, tranquilli, sì, con grande soddisfazione posso confermare che tra le testate di settore, life style, i quotidiani e gli inserti, ho le più autorevoli e blasonate. Ma non solo quelle. E per fortuna direi.

Per arrivare a certi risultati ci vogliono anni. Sì, anni. Perché le relazioni coi colleghi giornalisti si curano e coltivano nel tempo.

È negli anni anche che fai la selezione, è negli anni che ci si sceglie, è negli anni che si crea una relazione di fiducia.

Se prendo un cliente, chi mi conosce, sa che è di un certo livello, che il suo prodotto, la sua cucina, il suo progetto imprenditoriale è valido, stimolate, innovativo, soprattutto: serio. 

A cinquant'anni mi posso permettere di scegliere i miei clienti e i progetti che voglio curare.

"Curare" è la parola giusta, perché nel mio lavoro mi prendo cura del sogno di chi mi sceglie come consulente di comunicazione strategica, lo proteggo, lo alimento, lo faccio crescere. Lo porto sulla vetta più alta e poi, quando è il momento, quando capisco che non c'è più bisogno di me, lo lascio libero di volare.

L’ufficio stampa, o il consulente di comunicazione, non è semplicemente quello che scrive su un documento, detto comunicato stampa, quanto il proprio cliente è bravo, bello e buono. No, dal mio punto di vista, il vero comunicatore deve essere equilibrato, attento e, passatemi l’espressione, prudente.

Sì, la prudenza è uno di quegli strumenti che spesso non vengono usati, peccato. Si eviterebbero errori, incomprensioni e inconvenienti. Dobbiamo essere onesti intellettualmente con noi stessi, col nostro cliente, con i giornalisti e con il pubblico. Quindi, se i nostri clienti pestano i piedi, fanno i capricci (quante volte vi è capitato?), bisogna essere risoluti e fermarli in tempo, guidarli, farli desistere. Tutti ne beneficeranno, credetemi! Assecondarli solo perché pagano non è un buon motivo. Dal mio punto di vista non è professionale. 

237 articoli in 365 giorni significa che la strategia di comunicazione che ho messo in atto non è stata intermittente anzi, ho cercato argomenti appetibili, notiziabili e freschi, che potessero essere captati dalle testate giornalistiche e quindi pubblicati con una fluidità temporale.

E credetemi, nel settore dell’enogastronomia, dove c’è di tutto e di più, dove operano mostri sacri, dove è già stato scritto, detto e ridetto di tutto e di più, ottenere certi risultati non è semplice.

Amo il mio lavoro. 

Ho solo in testa gli obiettivi da raggiungere (complice la testardaggine dell'ariete e la fermezza del capricorno) e questo mi fa gettare il cuore oltre l’ostacolo, che non sempre è un vantaggio, ma sono fatta così.

Comunico, dicono che sono un ufficio stampa, creo strategie, formatconnessioni tra imprenditori, sogni e persone. Quando sotto i miei occhi si sviluppano nuove idee, sono felice. Il mio lavoro di PR ha un senso. E un valore economico.

Non penso di comunicare meglio degli altri, non penso di essere né più brava né più determinata di altri. Sono semplicemente diversa, sono me stessa (nel bene e nel male) e lo faccio con ironia. 

E poi, se i numeri hanno un significato, 237 è un bel traguardo. Almeno per me.

Quindi, per questo 2022, duecentotrentasettevolte grazie a tutti.


 

 

 

 

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