Il Caffè della posta

 

Il vecchio bar del paese respira nuovamente di vita.

Le ampie vetrine, le testiere dei letti di una volta diventano oggetti di arredamento, il vecchio bancone del bar, il grande lampadario che disegna una diagonale, piccoli tavolini in ferro battuto: 

“sono tutti oggetti di recupero che arrivano dalla vecchia casa di mia moglie. 

Le tovagliette invece le ho disegnate io, faccio il tipografo, questo è il mio momento di svago”

Il sorriso coinvolgente di un uomo che ha bisogno di nuovi stimoli e che porta un po’ della sua vita di creativo anche nella cucina del Caffè della posta.

Caffè della posta


Siamo a Castelnuovo Scrivia, per me l’uscita dell’autostrada più vicina a casa, quella che mi porta in quaranta minuti a Milano.

Castelnuovo l’ho sempre vissuto come un luogo di passaggio veloce e invece, nella piazza del centro del paese c’è un piccolo bistrot. 

Quattro soci: Silvio, Andrea, Federico e Alessio. Due coppie di amici che si ritrovano uniti al Caffè della posta dove ognuno di loro porta avanti il proprio progetto personale.

Federico, Silvio, Andrea e Alessio

Due coppie, due generazioni distanti che tra sala e cucina trovano il modo di comunicare.

Due mondi fatti di esperienze anagrafiche differenti che hanno il loro peso nell’approccio alla vita e nel dare l’impronta al Caffè della posta.

Acciughe, acciughe, acciughe

Silvio Maniezzo, 60 anni, il tipografo-la tipografia per me è un'arte- e Andrea Stella, 55 anni per anni informatico. Loro: la calma e la pace,  quella realizzazione personale che supera i confini dei fornelli: 

“I momenti liberi li passiamo ad andare in giro con le famiglie alla ricerca dei prodotti, poi torniamo e ci mettiamo in cucina a fare esperimenti. 

Ho lavorato per anni a Milano per una grande azienda, quando ho avuto la possibilità, sono tornato a casa, e adesso sono qui. 

Le acciughe sono il mio piatto preferito”

Loro si divertono, non hanno ambizioni da grandi chef ma solo il piacere di

  far star bene chi viene a mangiare qui”.

L’altro mondo è quello di Alessio Cantamaglia, 29 anni, barman. Ottimi i suoi drinks che mi hanno accompagnato alla perfezione durante tutto il pasto, e Federico Costa, 25 anni che si qualifica come chef.

La semplicità dei “vecchi” che si contrappone alla “fame” di “fama” dei giovani.

classe

Disinvolto, padrone della sala, frontman perfetto, Alessio è capace di ascoltare il cliente e realizzare su misura cocktail in  armonioso abbinamento ai piatti serviti. Ha colpito nel segno con un cocktail base vermouth bianco -la mia passion- e un English Breakfast base Pimm’s, Lime, Estratto di vaniglia, Geenger Ale servito con una teiera in una preziosa tazza della nonna.

Plauso per la scelta del ghiaccio. 

Molti non ci fanno caso, molti trascurano il dettaglio, ma il ghiaccio fa la differenza. 

Ed è anche sul ghiaccio che si misura la professione. 

Alessio ha fatto centro. Bravo.

Di Federico invidio quella sicurezza, quella presunzione e quella convinzione di credere  in se stesso che io non ho mai avuto. 

Forse perché uno degli insegnamenti di mio padre è stato: 

”sta butunaja” 

“stai abbottonata”,

 traducendone il senso, stai modesta perché nella vita non sai mai cosa può succedere

 -sante parole!- 

O forse perché, sono cresciuta in un’epoca dove non esistevano i reality e non ci si approcciava al mondo con dirette, stories e, illusa, sono ancora convinta che non si costruisce la propria carriera a suon di followers reali o meno. 

-Che poi, c'è ancora qualcuno che compra followers? è così demodé!!!-

Federico ha le idee chiare. Lui è uno chef. Vuole la stella, vuole visibilità e notorietà. Si muove tra la cucina e la sala recitando la parte dello chef consumato ripetendo le battute di un copione ormai trito: “ho imparato guardando la nonna" e poi:" ho fatto la gavetta pulendo patate” e con fierezza aggiunge “sono autodidatta”. Il tutto stride un po’ se detto da un ragazzo di 25 anni alle prime armi, considerando che ci sono certi signor cuochi che dopo 30,40 anni di carriera non si sentono ancora arrivati.

e fassona sia!

 

Come i colleghi stellati si avvicina al tavolo e racconta la sua, anzi, la loro cucina:

”I piatti proposti sono i nostri cavalli di battaglia nonché piatti tipici della nostra

"tradizione di confine": 

acciughe ripiene di patate, parmigiano, limone e erbe aromatiche, acciughe sott'olio di nostra produzione e marinate con timo e peperoncino, 

polenta e merluzzo (piatto tipico del venerdì in quel di Castelnuovo Scrivia) utilizzando Mais ottofile tortonese AZ. Agricola Poggio e pomodoro San Marzano, 

vitello tonnato, punta d'anca cotta in bassa temperatura, tartare di Fassona piemontese aromatizzata con olio arrosto, 

gnocchi di patate ripieni di zucca e erbe aromatiche”


La magia del Caffè della posta ti avvolge appena entri. 

Un pavimento che racconta la storia del tempo, una scala che porta ad una saletta superiore, un piccolo scrigno che non ti aspetti nella piazza del paese.

Dettagli vintage

E chissà se adesso, anziché portare a Milano, quell’autostrada non la si faccia in senso contrario e la si precorra alla scoperta di queste zone di confine tra la Lombardia, il Piemonte, il piacentino e la Liguria dove  fare tappa a Castelnuovo per un saluto dagli amici del Caffè della posta.










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