Concordia. Cum cor
Ristorante Concordia |
Entri al Concordia e subito immagini uomini che giocano a carte, tutti con giacca e cappello, avvolti da
una bassa nebbia di fumo. Odore di quell'umanità che ti porti addosso per tutta la vita.
Senti le
sedie che strisciano rumorosamente e cadono, i toni che si alzano, qualche
imprecazione, le risate, il cigolio della porta che si apre e si chiude incessantemente, come un cuore che pompa, la voce gracchiante di una tv in bianco e nero che
trasmette una partita del Toro. E quei tonfi ritmati di carte che vengono calte
con forza sul tavolo.
Scopa, settebello e primiera.
Bar Concordia |
Una cartolina restituita dal tempo. Un fermo immagine.
Tutto
è rimasto tale. Da un tempo infinito.
Così rivivo suggestioni di un passato lontano.
Una terra di
nebbia, fame, freddo e fatica.
Di lune e falò e di quella “malora”.
Una terra
di sole, caldo, colori, profumi e vino.
Di colline che nel tempo sono diventate
ricche e indossano nuovi abiti che parlano lingue straniere.
San Martino Alfieri |
Siamo nel Roero, a ridosso delle Langhe. San Martino Alfieri
a pochi passi da Govone.
Il ristorante Concordia è lì. Immobile. Granitico. Sabaudo.
Dal 1890.
Il Concordia ha resistito a due guerre mondiali e continua a
resistere indefesso a quella guerra fatta di chat, whatsup, recensioni e
social. Niente sito, nessun influencer, nè foodblogger.
Immuni a quella patologica smania di dover essere i più belli, i più
bravi, i più innovativi, i migliori sempre e comunque, continua con “passi
lunghi e ben distesi”.
E cammina longeva molto di più di altri.
Ugo Porro, pronipote di quel Porro “proprietario” che il 16
dicembre 1894 firmò un menu per il banchetto in onore del Neo Cavaliere
Mazzarello: antipasto, Pasta Reale, Fritto alla S. Martinese, lesso ( Culatta e
testina guernita), Riso con Uccelletti, Faraona con Salza, Pollo con Insalata,
Dolci (Cherlot), dessert assortito, vini: Moscato Canelli, da pasto e Barbera, tiene
tra le mani un pezzo di storia della sua famiglia e dell’Italia.
Orgoglioso mostra il pranzo in onore dei reduci dalla Libia: fritto misto, pastina al consommè, lesso e pollo, rosbif guernito, dolce, formaggio assortito, dessert. Barberato e vini di lusso. 9 febbraio 1913.
Due gli ingressi al ristorante. Uno da un cortile interno
che pare di andare a trovare quella zia che prima di salutarti ti incarta coi fogli di giornale le uova delle sue galline e ti regala un pacchetto di biscotti Atene, quelli comprati,
quelli di lusso. Anche se tu preferisci i suoi.
E l’altro, quello dall’alto,
dalla strada, che ti fa attraversare il bar, scendere le scale, attraversare un
tinello, la cucina per poi sederti in
una delle due sale dove, a condividere la cena, i clienti di sempre. Che
ritrovi, che fanno parte dell’ambiente e che in cuor tuo, speri di ritrovare per fare due
chiacchiere.
Accendino di inizio secolo |
I dettagli sono lì a raccontare gesti e epoche.
Contro il
muro, in corrispondenza di ogni tavolo, una piccola targa.
Immagino un vezzo estetico per ricordarsi il numero del tavolo, invece:
“Qui si giocava tanto a carte e gli uomini accendevano gli zolfanelli
contro il muro, sporcandolo. Così mio nonno mise dentro a queste conici della
carta vetro.
I clienti potevano accedersi la sigaretta e il muro rimaneva
pulito.
Di necessità virtù.
Erano tutti contenti”.
Scopro così il primo accendino da muro della storia.
Passaggi |
In una cucina dove gli strati del tempo sono segnati da
pentole, suppellettili, stoviglie e fuochi, oggi c’è Alberto Basso.
Confortante e rassicurante. Nessuna sorpresa a destabilizzare l'aspettativa. Da sempre: salame cotto e crudo e coppa,
tomini, vitello tonnato, flan di cardi e fonduta, peperoni con bagna couda,
agnolotti al sugo di arrosto, tortellini in brodo, tajarin, ravioli del plin con erbette
e nocciole, l’immancabile bollito misto con salse, brasto coniglio con le
olive, zuppa inglese con crema catalana, torta di nocciole con crema di zabaione
e bunet.
Toccare il menu è un sacrilegio.
Unica deroga, la stagionalità e freschezza dei prodotti.
Alberto Basso |
Tutto il resto è superfluo.
C’è chi si affanna a cambiare
carta ogni tre mesi, e chi come lui combatte per mantenere la sua solida integrità,
rispettando l’etimologia del nome di questo bar, ristorante che fu anche
albergo.
Concordia.
Concordia.
Concors, cum cor.
“Con lo stesso cuore” da più di 130.
Il lusso della semplicità |
Pranzo di matrimonio super 1972 in avanti tanti avvenimenti 15 agosto 2019 festeggiato il mio compleanno
RispondiEliminafantastico!!!! auguri!!! e spero le sia piaciuto il mio articolo
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