Policromie del sublime e sinfonie di gusto

I grifi
Policromie del sublime, in un titolo è racchiuso il senso totale di un’assoluta bellezza. 
Non pensavo di vederne così tanta nel piccolo museo di Ascoli Satriano.
Un tesoro rinvenuto nei campi di Ascoli che ha fatto il giro del mondo e dalla storia avvincente.
In una stanza dedicata, dal fascino coinvolgente, troviamo un bacino rituale di un marmo trasparente quasi zuccherino, proveniente dall’ isola di Paro. 
Qui, a differenza di altri marmi, la luce filtra per 3,5 cm, donando luminosità e leggerezza al bacile. 
Le decorazioni rappresentano le tre nereidi: Teti, la madre di Achille, che con le due sorelle. 
Ogni volta che mi trovo davanti a queste opere d’arte che al tempo , parliamo del IV secolo a. C., erano di uso quotidiano, mi domando come facessero, quale superiorità avessero e soprattutto,  con grande dolore e rabbia, mi domando come abbiamo fatto oggi a raggiungere livelli così bassi di civiltà.

Bacino rituale 
Meglio tornare sul complesso del museo di Ascoli Satriano dove abbiamo un cratere che nel suo corpo era cinto da una corona d’oro a foglie d’edera e grappoli di frutti, molto probabilmente utilizzato come urna cineraria.
E poi loro. 
In fondo alla stanza a reclamare la nostra attenzione, i due grifi. 
Una scena di caccia, i due grifoni che catturano un cerbiatto. Si percepiscono ancora i colori: il rosso, il verde ed il celeste.  
E poi giri intorno alla teca, osservi i dettagli, ne ammiri la perfezione delle curve. 
Facile commuoversi.
La storia dei due grifi è una storia internazionale. Di tombaroli, di mercanti d’arte, di grandi musei e di leggi che per una volta hanno fatto qualcosa di buono per il nostro patrimonio artistico.
Nel  1978 alcuni tombaroli rinvengono in un campo di Ascoli, i due grifoni. 
Questi, assieme ad altri reperti trafugati, appartenevano ad una ricca tomba a camera.  
Il supporto di mensa con grifi, il bacino rituale e l' Apollo con grifo, furono venduti  da un noto mercante d’arte, Giacomo Medici, al Getty Museum di Los Angeles. 
Medici, meticolosamente, aveva l’abitudine di catalogare ogni reperto con le polaroid scattate al momento dello scavo clandestino ed ecco che fu facile accertare la provenienza del tesoro. Evidenti i segni di “ferite” inferte ai grifi per farli entrare  nel bagagliaio di un’auto per trasportarli.  Un colpo al cuore, lo sfregio e tanta mancanza di rispetto. 

Fortunatamente i danni a questi grifoni sono stati in parte riparati.

La fortuna di viaggiare con persone del luogo è quella di farti sentire a casa. 
E non è stata solo una sensazione, siamo andate proprio a casa di Elena, nel suo piccolo paese: Stornarella. Ed indovinate un po’? Manco a dirlo ci aspettavano la mamma ed il papà con dolci di benvenuto pronti sul tavolo. Giusto perché in Puglia non si mangia.
#casasurace non ti temiamo!
Dopo una settimana di Puglia, alla scoperta delle tipicità enogastronomiche, al ritorno mi riprometto di sgranocchiare i prodotti di Fiordelisi Srl azienda specializzata nella produzione di pomodori secchi e prodotti dried che esporta nel mondo, giusto per avere un po' di puglia in un pocket.
Pancotto e cime di rapa
Sfatiamo il mito che i giovani abbandonano i piccoli centri per cercare fortuna nelle grandi città.  È proprio qui, a Stornarella, che  incontriamo nel loro ristorante Saia e Dino
La cucina di casa, i sapori della tradizione e l’espressione ricorrente carica di ricordi ed affetto di Elena era:” uuuu questo è come lo faceva mia nonna!” , la nostra era un po’ più ermetica ma decisamente convincente:” uuuu che buono!”. Poi avevamo la bocca piena e si sa, che parlare mentre si mangia non è educazione. A pensarci è stato un viaggio di lunghi silenzi!
Cavatelli al grano arso
Il grano arso in questo tour l’ha fatta da padrone.  
Come spesso accade, quello che un tempo era il cibo dei poveri, oggi è per intenditori, palati fini, cucine blasonate.  Qualche decennio fa i contadini, dopo che il padrone aveva fatto il raccolto ed aveva bruciato le sterpaglie, avevano il permesso di entrare nei campi per raccogliere quello che era rimasto.  A terra non rimaneva che del grano bruciato. Ogni chicco era prezioso, aveva un valore e così, nonostante tutto veniva raccolto, macinato e la farina utilizzata per pane e pasta. I cavatelli di grano arso non possono mancare sulle tavole dei foggiani, così come il pancotto con le cime di rapa, l’agnello e la “pizza” di ricotta, tipica di Stornarella, fatta senza farina. Se al ristorante Godot di Saia e Dino mi aspettano, io torno.


Pizza di ricotta
Giovani i ragazzi del ristorante Godot, giovani i ragazzi dell’azienda vinicola Casa Primis
Loro, la loro terra non l’hanno abbandonata, la terra la lavorano. 
Uno scossone generazionale, con non poche difficoltà di confronto nel passaggio di consegne tra genitori e figli, ma le soddisfazioni sono tante e i paesi stranieri che chiedono il loro Nero di Troia sono molti. 
Cooco Food

Cocco Food
è una start up che sta muovendo i primi passi. Coltivano pomodori, li trasformano e li distribuiscono “ovunque” ! e lo dichiarano con un sorriso che fa bene all'anima. 

Riconosco quell’adrenalina di chi ha fame di arrivare e ce la vuole fare.
L’entusiasmo di chi va oltre l’ostacolo. 
Mi piace, è buon segno. 
Luigi Giannotti

Come l'entusiasmo e la concretezza di Lugi Giannotti, terza generazioni di pasticceri, che ha solo un obiettivo: " Voglio solo continuare a fare l'artigiano e vedere soddisfatti i miei clienti."
La storia della famiglia Giannotti è comune a tante famiglie del nostro Paese. 
Nel 1890 il nonno aveva una rivendita di vino, nel 1966 lo zio ed il padre si allargano prima col bar e poi con la pasticceria e nel 2015 aprono il terzo laboratorio.  
Panettone al pistacchio

Oltre alla piccola pasticceria, si sono specializzati nelle uova di Pasqua e nei panettoni: "Sono nato in pasticceria, non potevo fare altro. Ho masticato farina e zucchero fin da quando ero piccolo. Abbiamo iniziato con 100 kg di panettoni, ora siamo a 80qt. Lavoriamo giorno e notte e la nostra forza è la freschezza, la qualità delle materie prime e la ricerca." 
Per Luigi Giannotti l'unica ragione di vita è il lievito naturale e l'impasto, che fanno del suo panettone, un panettone veramente speciale, tant'è che è salito sul terzo gradino del podio come miglior panettone d'Italia 2018.
"La farina è macinata a pietra, una parte di farina zero ed una maggior percentuale di farina integrale, perché mi piace sentire il gusto della crusca e restituire un minor impatto delle farine forti sul gusto e sulla digeribilità."
lavorazione panettoni

Gli chiedo del concorso, e lo fa scivolare, vuole concentrare l'attenzione su ciò che per lui conta veramente le materie prime ed il territorio:" Sì, i premi sono importanti, ma è quando un cliente è soddisfatto, quando ritorna, quando ne compra e soprattutto li regala, è lì che vinco veramente il mio premio. Vuol dire che stiamo facendo bene il nostro lavoro. Lavoriamo ancora col passaparola, è la nostra garanzia."
Il panettone non è più milanese da tempo e dalla Madonnina ha trovato una nuova espressione a Bovino, sui monti Dauni "Ormai è un dolce italiano! Abbiamo declinato il classico panettone di scuola milanese e piemontese con versioni golose. Quest'anno sta andando molto l'abbinamento gianduja Piemonte ed il bergamotto". 
Gli hanno chiesto di fare il salto, ingrandirsi, industrializzarsi. 
Risposta secca e fiera: "Sono un artigiano e voglio rimanere artigiano." 
E come dice lui: " La felicità non va cercata. Va protetta."




               

                                    
                     




Ristorante Godot

                                      


Ragazze, sono passati secoli, ma noi siamo le stesse!;)
                                            

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