Lipen. Dimmi che pizza mangi e ti dirò chi sei.



Sulla parete dell’Enosteria Lipen, a Triuggio, nel cuore della Brianza che ci piace, la Brianza che nutre, campeggia un’assoluta verità:
“La più bella frase d’amore mai esistita, 
sono due semplici parole che portano in paradiso: 
stasera piazza”.
Chi non ama la pizza? Chi, per un abbordaggio in scioltezza, soft e leggero non ti propone una pizza per rompere il ghiaccio? Cos’è che mette tutti d’accordo e di buon umore? Sempre lei: la pizza.
Acqua, farina, lievito un pizzico di sale ed un forno a legna, è tutto qui.
Ed è tutto.
È IL tutto.

#corradoscaglione
Corrado Scaglione impasta, fa piovere un po’ di farina dall’alto, accarezza, gira, picchia e rigira.
Fa volare, schaffeggia e rigira nuovamente tra le mani la pasta.
Le sue mani, come quelle di molti altri  che hanno percorso la storia ed il tempo, raccontano una tradizione che dal Vesuvio è in ogni dove.
“Pizza” una parola universale ed è nostra.
Ma non è solo una parola, è molto di più.
Tecnica, conoscenza, prodotti, materie prime e un universo di fantasia.
Lipen, era il soprannome del primo proprietario Filippo, uomo era alto e smilzo.
Da qui Filippino, in dialetto Filipèn ,fino ad arrivare alla forma contratta Lipèn
Premiata tra i 70 migliori ristoranti con pizzeria al mondo, da Corrado Scaglione si mangia la vera pizza napoletana quella, per intenderci, con il bordo alto ed il cuore sottile.
E sopra? Ed è qui che si scoprono i caratteri delle persone.
Un po’ come quei test che fai al mare sotto l’ombrellone: dimmi che pizza mangi e ti dirò chi sei.



E soprattutto come la mangi.
Uh, su questo potrei scrivere un trattato.
Chi la divide in quattro e basta, chi la taglia pezzettin per pezzettino, chi mangia il centro e lascia i bordi, chi mangia i bordi per arrivare al centro, chi la taglia solo in senso orario, chi la mangia con le mani e chi solo con forchetta e coltello.
In qualsiasi modo la si voglia magiare, è comunque sempre “casa”.

Anche se, il vero ed originale modo per gustarsi appieno la pizza è: piegarla in quatto e mangiarla con le mani, come facevano una volta, per strada, sui cantieri, in campagna.
Era il cibo da “lavoro”, l’antenato dello street food, dove per strada mangiavi non perché faceva figo, semplicemente, perché, ci lavoravi e ci vivevi.
Dalle pizze tradizionali a quelle più “coraggiose” ed estreme  come la Mergherita in 3D: pomodoro del Piennolo Vesuviano, pomodoro giallo e Pacchetella San Marzano, fior di latte di Agerola, Bufala DOP, Provola, Grana Padano, basilico, olio EVO Italiano.

Marinara
E'sulla pizza alla Marinara che per me si si misura un pizzaiolo.
Il disco che gira sul marmo, la passata degli “antichi pomodori d Napoli”(presidio SlowFood di Sant’Antonio Abate) stesa col cucchiaio, l’aglio rosso di Nubia, Paceco, tagliato finemente, origano, basilico ed un filo d’olio Evo Italiano.
Infornata  nel forno a legna a temperature altissime e in 60 secondi, la pizza è pronta.
Un piccolo segreto che mi hanno svelato quando vivevo ad Ischia: qualche istante sulla bocca del forno e raggiunge la perfezione.
Un’attenzione in più che Corrado Schiavone mi regala.
Il cuore verace della pizza.
Credo che a questo punto sia utile sapere, per un eventuale invito a cena di broccolaggio che: se sono rilassata e mi diverto e la compagnia è piacevole ordino gorgonzola e cipolle ma, attenzione!!!!
Non montatevi la testa, è altresì vero che se ordino la Gorgo e Cipo vuol dire anche che non me ne frega niente e non ce n’è,  e proprio per questo mi sento libera di mangiare la mia preferita.
Se ordino una Margherita, sono annoiata e non mi impegno manco a scegliere, avete già perso in partenza.
Se sperimento ed ordino qualcosa di nuovo, forse sono troppo concentrata sulla pizza e non su chi ho davanti, ma se ordino una Marinara, attenzione, attenzione…credo che ci siano buone possibilità, almeno di arrivare incolumi al dolce senza essere asfaltati con la solita delicatezza che mi contraddistingue.
Sappiate anche che la pizza che ordinerete, sarà metro di valutazione!
Evitate, vi prego, la bianca con verdure grigliate, un’agonia.
E comunque la vogliamo mettere, “ la pizza è l’unica che si fa in quattro per te”.


Grazie a Loredana Fumagalli per l'invito e a Brianza che nutre per l'ospitalità








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