Di fish, di chef, di maghi e giocolieri



Malcesine Fish&Chef 2018 #evoluzione @mia
Il privilegio di godere del dietro le quinte è ciò che amo di più del mio lavoro.
Quella sensazione di sospensione, di quiete naturale che si crea quando si tira la quinta del palcoscenico, quando gli attori vanno in camerino e si struccano, quando le luci della festa si spengono, quando il reale diventa surreale.
Quando ad una dimensione se ne aggiunge un’altra. 
Non dico che sia più vera, è semplicemente un’altra, quella che fa parte del ciclo naturale delle cose.
E così, il volume della musica si abbassa fino a lasciare spazio al silenzio che suona la sua migliore melodia.  
Gli ultimi ospiti se ne vanno, i camerieri pian piano riassettano le sale ed io mi gusto il momento più bello, più vero, più intimo. 
Mesi di contatti analogici e virtuali, di parole, di aggiustamenti e confronti e poi ti ritrovi nella penombra  di un giardino a parlare con coloro che dell’alchimia ne fanno un mestiere.

Matteo Rizzo @tizianocristofori
Matteo Rizzo qualche esame all’università di lingue e poi la decisione di iniziare a fare quello che comunque il DNA gli aveva trasmesso: stare in cucina.
Arrivare da dove è partito: nella cucina del suo ristorante accanto al padre.
Prima di ritornare al Desco di Verona, viaggia ed impara sia il mestiere che, soprattutto, ad incassare delle sane e costruttive pizze sulla faccia che l’hanno formato e forgiato.
Si spiega perché faccia sport estremo.
Ci vuole coraggio a fuggire, prendere le distanze, tornare, rielaborare, affiancare e costruire.
Alla sua prima esperienza con Fish&Chef è un fiume in piena di parole, è come uno di quelle rapide dove si fa rafting.
Ribolle, immagina, vola e divora.
Inarrestabile.
Seduti fronte lago all’hotel LidoPalace di Riva del Garda, dove ha cucinato con David Cattoi, mi racconta del suo progetto Generations e di come vuole smarcarsi  da una generazione e da un cognome che lo rende fiero ma che, proprio per questo, lo spinge ad andare oltre, a trovare la sua identità. Uomo appagato “sono contento così, non chiedo altro. Se arriva, bene; altrimenti, ho tutto” e prende in mano il cellulare  mostrandomi la foto della sua bambina ed aggiunge: “Vorrei che conoscessi mio padre, capiresti tante cose.” 
Forse capirei il senso ultimo del bianco e del nero indossato dall’uno e dall’altro.  
Intanto la notte si fa profonda ed i suoi ragazzi lo aspettano per tornare a casa “noi ci mettiamo la faccia e loro il cuore” guardandoli.
La sensazione è di chi ha trovato il suo posto nel mondo, la strada che deve percorrere e la forza di raccontare la sua “Generations” in “Evoluzione”

Claudio Melis  Ph.Tiziano Cristofoli
La prima serata di nove anni fa, la prima cena di Fish&Chef venne  preparata da lui.
A lui il compio di varare l’iniziativa di Leandro Luppi ed Elvira Trimeloni.
Forse nessuno di loro si aspettava di arrivare al nono anno.
Tant’è che,  eccoci qui a preparare la decima edizione.
Claudio Melis  seducente adrenalina, non puoi non esserne contagiato, è una miccia di energia. Veloce, pronto, rapido, coinvolgente. Incanta la mente. 
Ho conosciuto prima le sue parole, il suo pensiero, poi lui ed in fine la sua cucina.
Un percorso inconsueto, destrutturato, curioso, schietto e coerente, in stile Melis.
“Nove anni fa nasceva Fish&Chef,  non era certo quello che è diventato, noi non eravamo quelli di oggi, la conoscenza e la consapevolezza  del territorio, dei prodotti, di noi stessi era differente. Era un po’ artigianale, come tutte le cose che iniziano, ma genuino. È  per questo che è andato avanti nel tempo, perché lo spirito dal quale nasceva era sano. Elvira e Leandro hanno saputo ogni anno aggiungere qualcosa, raffinandolo, portando sempre con sé una liquida energia a filo d’acqua” .
L’acqua è quella del Garda che vediamo dall’alto della Casadegli Spiriti dove il veterano Melis è stato ospitato dallo chef di casa Michele Iaconeta, al suo primo anno nel Dream Team e finalmente squarcia la sua timidezza confidandomi che la forza di Fish&Chef è l’amicizia ed il fare parte di un gruppo.

Elvira e Leandro
“Tutto si crea e nulla si distrugge ma si riutilizza”, così con orgoglio Claudio mi racconta i progetti che sta portando avanti con CHIC  e in un attimo è magia.
Ci ritroviamo a parlare di viaggi fisici e mentali, di sogni da realizzare e  di filosofia.
O meglio, lui parla ed io ascolto.  
Trovare uno che parla più velocemente di me e che soprattutto mi fa stare zitta, non capita spesso e ne approfitto
“ Vedi, ci dimentichiamo di essere per la maggior parte fatti di acqua e noi dobbiamo essere acqua, in continuo movimento.  Mai arrendersi e seguire la corrente. Quando l’acqua incontra una roccia ci gira attorno e scivola via verso il suo obiettivo: arrivare al mare”
Incasso la frase, che in questo momento per me non è assolutamente casuale, e guardo i miei ostacoli. Ora non ho più scuse, mi tocca superarli.
Lava incandescente.
Claudio Melis per me è lava incandescente.  
In continua “Evoluzione” travolge, ri-anima, ti prende e ti accompagna nel suo mondo.
Senza accorgertene ti ritrovi seduta al suo fianco, con un biglietto in mano e si è già partiti per la tappa di un viaggio che non è stato pianificato.
E qui capisco il vero senso del  suo nuovo progetto/ristorante “In viaggio”.
Lui è l’essenza del viaggiatore perchè senza barriere.
I confini esistono solo nella mente delle persone.

Terry Giacomello @tizianocristofoli
Ve la  ricordate la scena epica de “Il gladiatore”?
Ecco, non so perché ma Terry Giacomello mi ricorda Russell Crowe quando entra nell’arena.  L’immagine dello chef dell’ Inkiostro di Parma che attende di essere chiamato da Elvira a fine cena per essere presentato ai suoi ospiti, è indelebile.
Lui, in questo corridoio, in silenzio.
Dietro il suo sous a guardargli le spalle.
Le braccia conserte, come a chiamare a raccolta tutte le sue forse e le sue energie.
La concentrazione è alta, il cuore batte, l’adrenalina pulsa nelle vene.
Più facile combattere coi fuochi che salire sul palcoscenico.
E via, parte l’applauso.
Sospiro, respiro.
Percorre il corridoio, sale le scale, entra in sala, ovazione, pollice alto.
Lo acclamano.
Vittoria.  
A sostenerlo la sua squadra ed un amico di lunga data Andrea Costantini con la sua brigata del ristorante Regio Patio di Garda.

Io non ho ancora capito una cosa, beh in realtà sono molte le cose che non ho capito, ma diciamo che, quando mi trovo difronte a certi geni perdo quel briciolo di razionalità che posso ancora avere e mi domando: “ come cavolo fanno?  da dove gli vengono certe idee? quali processi mette in moto la loro mente per arrivare a vedere  e immaginare e “pro-iectare” piatti così oltre?”

Non credo sia un cuoco, è più un avatar disceso per ristabilire il giusto ordine delle cose dopo averlo scientificamente sovvertito.
I suoi non sono ”piatti”, sono una manifestazione.  In un attimo sei dentro  una tela di Monet e subito dopo in un’ immersione con Enzo Maiorca.
“ La creatività è dolorosa. È sofferenza. È  anche la soddisfazione di essere riuscito in qualcosa che prima non c’era. Ogni volta che mi immagino un piatto so che per arrivarci devo mettere in conto che perdo un po’ di me ma che lo ritrovo poi dentro ad una nuova proposta.
Solo il turbamento emotivo e quell’inquietudine genetica di base ti portano ad essere in continua “evoluzione”.

Anna Corradi @tizianocristofoli
La timida delicatezza di Anna Leone è un bilanciamento che dura da tutta una vita con Oreste Corradi.
Insieme sono l’anima della LocandaVecchia Pavia al Mulino ed in loro ritrovo le sfumature caratteriali del mio Oltrepò  e di tutta la Lomellina.
Non abbiamo il Lago di Garda ma anche noi abbiamo piccoli laghi quadrati che rendono anche il nostro, un paesaggio unico nel suo genere.
Loro due, lei in cucina e lui in sala a raccontare come si incontrano i prodotti del Garda con la cucina e la terra di Anna per la quarta serata di Fish&Chef al Grand Hotel Fasano, in compagnia dell’esuberante chef del dream team Matteo Felter.  
Il sorriso di una donna che riconosce sempre e prima di tutto il suo maestro che in questo caso è anche suo marito.
Un bel gioco di squadra.
Tra i due la pazienza del tempo, la complicità della conoscenza, l’ironia della quotidianità, l’”evoluzione” di un rapporto.
E così, giusto per metterli a loro agio, con la delicatezza ed il tatto che mi contraddistingue cerco di portare la loro intimità al di fuori e sfacciatamente chiedo a bruciapelo ad Oreste una dichiarazione d’amore  per la sua Anna.
Silenzio.
Nessun disagio.
Lui cerca con gli occhi lei.
Le voglio un bene dell’anima. Come quarant’anni fa.
La forza e l’eleganza del pudore di lei le fanno abbassare per un attimo lo sguardo: “Grazie”.
E quel velo di imbarazzo aggiunge un milione di cose.

Alessandro Gilmozzi @tizianocristofoli
Ci sono incontri così intensi e suggestivi che ti catturano e ti trasportano talmente tanto in alto, che quando scendi sul pianeta terra ti maledici di non avere preso un solo appunto -io che vivo di quaderni e biro-, di non aver registrato, di non aver lasciato andare la telecamera pur sapendo che proprio quando questa è spenta, viene fuori il meglio delle persone.
Mi sarebbe  bastata  anche una sola tavoletta di cera degli antichi egizi pur di imprimere e fissare le parole di Alessandro Gilmozzi chef de El Molin di Cavalese.
Conscia che non potrò mai condividere nella sua ricchezza e  nella sua totale bellezza la nostra chiacchierata,  non mi resta che affidarmi al ricordo.
Il setaccio del tempo e delle emozione rimane comunque un supporto infallibile e forse il più onesto.
Spenta la diretta social dell’intervista ufficiale, molto equilibrata, professionale e convenzionale il meglio me lo sono gustato con lui seduti nell’ elegante cortile di Palazzo Arzaga dove “Gilmo”, si rivela e si svela.
Precisiamo, noi eravamo seduti, in realtà il nostro ologramma era a spasso per i boschi delle Dolomiti.
Profumo di terra e di sottobosco, nell’aria il fieno e la lavanda. Ad un certo punto incontriamo uno stambecco che lecca la roccia e Gilmozzi, leggendo il messaggio della natura, munito di piccozza trova una vena di salgemma che porta nella sua cucina.
Un viaggio immaginario reso solido da quello che ci è stato servito durante la cena.
Nell’ultima serata di Fish&Chef, sul Lago di Garda ho mangiato, raccolto, toccato, odorato: licheni, cortecce, frutti, fiori, erbe e bacche dolomitiche.  
Alessandro ci ha preso per mano ed attraverso il palato ci ha portato a spasso  sulle sue montagne, nel suo bosco: cantina e dispensa.
Un animo generoso che spiazza per la sua grazia “quando dai, non hai bisogno di ricevere.” Ineluttabile.
La sua discrezione mi impone un minimo di distanza, che si dissolve appena racconta della sua cucina, della sua vita e di dove è lui sempre. Facile intuirlo.
“ Sono roccia solo in apparenza, il mio cuore è di cirmolo”.
E scopro che il cirmolo è un legno duttile e profumato che viene utilizzato per fare le sculture. Coerente.
I profumi delle sue montagne, il gusto delle foreste, la curiosità di capire il perché e di assecondare e seguire il tempo, la ritualità delle stagioni e gli insegnamenti della natura.  
Lui è nei suoi menu. Ci si può fidare.
Non ho annotato nulla della nostra passeggiata, non ce n’è stato tempo né modo, sono ricorsa a quei vecchi strumenti che andavano di moda qualche anno fa: la memoria e l’orecchio.
Dal sentire sono passata all’ascoltare connettendo, per quanto le mie facoltà lo consentano, cuore e cervello.
In silenzio ed osservando con attenzione, sono sicura di aver visto anche un paio di elfi, un gruppetto di gnomi buontemponi e le driadi all’ingresso del bosco. Genius loci.

Leandro Luppi @tizianocristofoli
Alla fine della nona edizione di Fish&Chef non mi è chiaro se mi sono trovata davanti a cuochi, chimici, maghi, curanderos, prestigiatori , giocolieri o sciamani.
Ho vissuto la magia dell’evoluzione, della reinterpretazione e della trasformazione.
Incantata da quanto una mente umana possa arrivare a spingersi oltre, di vedere con la mente, immaginare, ed essere in grado di nutrire con un’intuizione.  
Intanto da lontano con lo sguardo beffardo vedo l’amico immaginario di Leandro che mi chiama e mi riporta alla realtà “se questo è stato l’anno dell’Evoluzione, secondo me il prossimo anno sarà una deflagrazione!" e se lo dice lui, c’è da credergli.  
#staytuned


Parlare di chef e non menzionare i loro piatti fatto!  
Questa è la mia evoluzione.
Vi assicuro però che  mi sono sacrificata e li ho assaggiati tutti….e qualcuno, nel dubbio, anche due volte, a scanso di equivoci! ;)

Claudio Melis @tizianocristofoli
Matteo Rizzo @tizianocristofoli
Terry Giacomello @mia
Anna Corradi ed alle sue spalle Oreste
Alessandro Gilmozzi @tizianocristofoli
Leandro Luppi @tizianocristofoli

Commenti

  1. Ciao Laura complimenti per l articolo.È la prima volta che partecipo a fish & shef e devo dire che è una bella manifestazione. Ottimo cibo e ottimi vini ma soprattutto belle persone, allegre, competenti che ti fanno sentire a tuo agio anche se le conoscevi prima. Io ho partecipato alla seconda serata con lo shef Claudio Melis alla Casa degli Spiriti, mi è piaciuto molto il menù e lo shef è una persona simpaticissima disponibile con tutti. Grazie a tutti gli organizzatori per la splendida serata e a Laura che ci mette il cuore in quello che Fa. Ci rivedremo alla prossima edizione. W fish & Shef. Luca da Mantova

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    1. Grazie Luca!!! condivido i tuoi complimenti con Leandro,Elvira, tutto il dream team e i nostri sostenitori. è la squadra che vince!!!

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  2. Ho degustato parola per parola tutto il tuo articolo e, senza che me ne accorgersi mi sono ritrovato in compagnia di maghi e giocolieri, con le posate in mano e il calice davanti a me con il giusto nettare e, la voglia di immaginare una per una tutte le opere create dai maestri chef.
    Eppoi, ti piace vincere facile nè. ...,, con tutto il bene di Dio (anche lui ringrazierebbe), fatto di colori, aromi e profumi che ti hanno coccolato per tutta la manifestazione, è certamente più facile stendere, come la pasta sfoglia, un così meraviglioso e goloso articolo.
    Anzi, in occasione di una prossima edizione vorrei venire anch'io a ingelosire gli occhi e non solo....nè.
    Gli enogastronauti come me ringraziano, continua così Laura.
    CinCin

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  3. Ho degustato parola per parola tutto il tuo articolo e, senza che me ne accorgersi mi sono ritrovato in compagnia di maghi e giocolieri, con le posate in mano e il calice davanti a me con il giusto nettare e, la voglia di immaginare una per una tutte le opere create dai maestri chef.
    Eppoi, ti piace vincere facile nè. ...,, con tutto il bene di Dio (anche lui ringrazierebbe), fatto di colori, aromi e profumi che ti hanno coccolato per tutta la manifestazione, è certamente più facile stendere, come la pasta sfoglia, un così meraviglioso e goloso articolo.
    Anzi, in occasione di una prossima edizione vorrei venire anch'io a ingelosire gli occhi e non solo....nè.
    Gli enogastronauti come me ringraziano, continua così Laura.
    CinCin

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